12 – 13 Settembre 2020 – Il Rifugio Tagliaferri in traversata
Quando arrivi in rifugio per la notte, ed il cuoco è ancora il Sig. Tagliaferri “Cesco”, che lo costrui 35 anni fa a ricordo del fratello, per poi donarlo al CAI, capisci di essere arrivato per davvero in un rifugio di montagna… Se poi il Cesco passa fra i tavoli a far due chiacchiere, il cibo è buono, tutti sono cordiali e nei bagni c’è pure il bidet O_O direi che col rifugio siamo caduti bene.
Il resto è escursionismo di quello serio, per distanze, dislivelli, lunghi tracciati su cengia sul sentiero Curò, ma anche sotto al Tornello. E quando hai un gruppetto esperto e che si muove bene, il meteo ti è a favore e la cima di giornata vien bene pure in foto, beh capite anche voi che ci piace vincere facile… In realtà di facile facile c’è stato ben poco, ma forse il Cimon della Bagozza della settimana precedente aveva forgiato il gruppetto, rendendolo piuttosto incurante delle fatiche fisiche e mentali, al punto da sentire ad un certo punto una naturalista a caso del gruppo affermare: questa sì che è una gita rilassante, mica come sabato scorso! Sta di fatto che, proprio in quella prima giornata del weekend, sul sentiero si è finiti a parlare di testamenti…
Ci portiamo a casa davvero qualcosa di splendido, forse legato alle traversate, che ti passano attraverso come tu lo fai con le valli ed i versanti. Ci portiamo l’aquila del rifugio Tagliaferri, dalle infinite foto e selfie, la sagoma slanciata del Pizzo Tornello, che quasi non ci si credeva di dover salire là sopra, e poi diverse decine di metri di catene sulla lunga cengia con sotto il nulla, la torta del rifugio, il passo di Belviso che non arrivava mai, i saliscendi che aumentano inutilmente i dislivelli, una Stonehenge segreta sopra a Vilminore di Scalve, e il passare attraverso lo squarcio della Diga di Gleno, per leggere: ore 7.15 il crollo.
La nostra misura, come quella della maledetta diga, si è colmata, ma noi ci siamo forgiati in un’estate in salita, ed abbiamo retto.
Certo, serve anche un po’ di fortuna, soprattutto col meteo, o magari con gli scarponi nuovi di pacca di Annalina, che siccome li doveva cambiare l’ha fatto in una gitarella come quella dai numeri qui sotto… Ma serve soprattutto la testa, ad andare in montagna, come mi sovviene ogni volta che vedo gente, una dozzina anche stavolta, che non aveva la minima idea di cosa stesse affrontando, o di dove portasse il sentiero percorso, gente mezza morta in salita sotto il sole, o con le bici su tracciati scoscesi anche da fare solamente a piedi.
Scalatori, godetevi le foto, le risate, ed i ricordi, le sensazioni ed anche le stanchezze, che son di quelle buone, e fan dormire bene. Ve lo siete meritato.
D1 Schilpario – Passo Demignone – Rifugio Tagliaferri: lunghezza: 14,3 km dislivello: +1475 m / -265 m
D2 Rif Tagliaferri – Pizzo Tornello – Passo Belviso – Vilminore: lunghezza: 17 km dislivello: +595 / – 1835 m